Gianfranco Carbini nasce nel 1959 a brindisi, con i motori nel sangue. Cresce tra il fragore degli scarichi e i giochi sui sedili e quell’odore inconfondibile dei motori, degli interni, del metallo, del legno diventano fin da subito in lui come un elemento chimico connaturato alla pelle, uno scenario fisso della sua storia esistenziale. Gianfranco fin da subito respira quel mondo, anzi, diventa quel mondo, grazie al padre che gli trasmette questa passione sin dai primi rombi del suo vagito. Assieme viaggiano per l’Italia, in due, su auto d’epoca come tappeti volanti meccanicizzati, Zagato, Maserati, Porsche… l’energia del movimento, l’ebbrezza della velocita’, l’estetica della carrozzeria, quel senso di libertà che solo le auto sportive riescono a dare. La macchina che arriva a diventare un’estensione del corpo, una ramificazione di fili nelle gambe, in gara, in prove di regolarita’, abilita’ e velocita’ su pista come un centometrista con le giunture a pistone sull’asfalto sportivo. Vinceva ma sapeva anche perdere, con estrema leggerezza perché, in fondo, partecipava alle corse non per competizione ma per l’opportunita’ di reiterare il gioco, di moltiplicare quel divertimento e l’entusiasmo quasi infantile che gli procurava stare al volante. Occuperà, percio’, proprio per questa sua naturale propensione, per molti anni il ruolo di Vicepresidente del Cameb, il Club Brindisino, naturale evoluzione di quel “Carbini Team” capitanato anni prima dal padre, Tommaso Carbini, imprenditore e gentleman-driver che insieme ai suoi figli ha partecipato ai più prestigiosi eventi motoristici. Gianfranco era una persona che lasciava il segno, con quella dote che hanno poche persone speciali di illuminare gli altri senza abbagliarli, di conquistare tutti senza invaderli, con granitica sicurezza e il piu’ delicato garbo. Un uomo capace e brillante, un esempio cui guardare.